Una "mobile complessità": l'istituzione parlamentare, la democrazia rappresentativa e I "diritti popolari" nella svizzera post-quarantottesca

AutorLuigi Lacché
Páginas1-18

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  1. "Rien 1 de plus difficile que de fixer, de préciser les caractères de la constitution suisse; pareille aux divinités hindoues, cette constitution change sans cesse d'aspect, de forme, de figure, et il devient presque impossible de la suivre dans ses avatars [...] il est aussi téméraire de vouloir les analyser dans leur mobile complexité, que d'essayer de se faire jour au travers des forêts vierges du nouveau monde, tant elles se succèdent avec rapidité. Ceci peut s'accorder avec les voeux de l'école radicale, qui voit dans le provisoire perpétuel l'idéal du gouvernement, mais cette instabilité blesse un des sentiments les plus profonds et les plus légitimes de l'humanité, le besoin d'assurer la durée à ses oeuvres, de pouvoir compter sur un lendemain"2. Questo rapido giudizio, espresso da un francese, nostalgico della monarchia orleanista, illustra taluni aspetti importanti della costituzione svizzera nel corso dell'Ottocento. Costituzione cangiante, eppure formalmente "ferma" al 1874, caratterizzata da una "mobile complexité" che sembra assecondare il progetto radicale di una "perpetua provvisorietà", ma che assicura invece un grado notevole di stabilità politica.

  2. In un volume dedicato all'istituzione parlamentare nel XIX secolo, in una prospettiva comparata, è legittimo aprire una "finestra" sulla complessa esperienza svizzera? Molti elementi, infatti, sembrerebbero allontanare inesorabilmente il Sonderfall Schweiz da quel "minimo comun denominatore" che in genere si assume come base per un'analisi "comparativa". In effetti, risaltano subito le differenze più marcate: nel Modell Schweiz non possiamo certo ritrovare il principio monarchico né, ovviamente, quel processo di parlamentarizzazione che, su scala europea, si è sviluppato attorno al delicato e contraddittorio rapporto monarca/parlamento né, ancora, la forma più tipica del governo parlamentare. La domanda che sorge spontanea è se i paradigmi del costituzionalismo svizzero siano a tal punto singolari da impedire una qualsiasi forma di confronto storico-critico con le esperienze costituzionali di Stati che pur confinano con la Confederazione. Credo che per comparare l'esperienza elvetica occorra, anzitutto, avere profonda consapevolezza delle peculiarità del suo disegno costituzionale, senza cercare di ricondurla a tutti i costi dentro gli schemi offerti abitualmente dai costituzionalisti e dai politologi. Ciò vorrebbe dire annullare o sminuire il proprium, l'irriducibilità, della storia costituzionale svizzera. Un altro errore, tuttavia, non si vorrebbe commettere: ovvero leggere la costituzione come un dato puramente formale, "positivo", come se ciò che oggi è la costituzione svizzera dovesse guidare l'analisi del suo passato e della sua genesi. Ricollocare, dunque, il sistema costituzionale svizzero nell'alveo delle sue coordinate storiche appare il primo passo per proporre ipotesi e paradigmi capaci di rivelare il volto storicamente più probante della costituzione federale nel suo sviluppo ottocentesco. Si tratta, perciò, di gettare lo sguardo al di là Page 2dell'immagine attuale e consolidata del "modello svizzero" per restituirgli la sua più complessa dimensione diacronica.

1. - "Il y a des cantons; il n'y a pas de Suisse"?
  1. La modernizzazione del sistema costituzionale a partire dal 1848 non deve far dimenticare i tratti "permanenti"3 della storia elvetica. L'interrogazione di Ernest Renan non ha perduto di attualità e ripropone l'"enigma" della costituzione svizzera: "Perché la Svizzera, che ha tre lingue, due religioni, tre o quattro razze, è una nazione, mentre la Toscana, per esempio, che è così omogenea, non lo è?"4. La struttura costituzionale non può così prescindere dal patto-giuramento, dall'Eidgenossenschaft, dall'essere mixtum compositum5, Willensnation6, da un legame federale che, nelle varie epoche, ha cercato di far convivere unità e diversità7, e ancora dalle profonde tradizioni democratiche e repubblicane...

    Non deve quindi stupire l'atteggiamento che accomuna molti osservatori: è la meraviglia per il senso di indipendenza, di autonomia, di libertà; è l'ammirazione (da Machiavelli a Montesquieu a Tocqueville...) per la saggezza e la natura moderata della comunità svizzera che attraverso una sapiente combinazione e una sintesi compromissoria8 di antichi pluralismi e di un più recente senso comune di appartenenza ha generato un nucleo di identificazione nazionale.

  2. La costituzione del 1848 (e più ancora la revisione totale del 1874), scritta con l'intento di dar forma ad una Svizzera più unita e più moderna (sul piano politico ed economico) non intende certo distruggere il patrimonio "premoderno"9 la cui filosofia politica ritroviamo nelle istituzioni elvetiche, privilegiando più il principio del consenso che, in apparenza, quello della pura e semplice maggioranza. "...Oasi repubblicana in mezzo a Stati monarchici"10, la Page 3 Svizzera ha perseguito lungo tutto il XIX secolo la via della fondazione e dello sviluppo del proprio sistema costituzionale, a partire, dunque, da un tessuto connettivo e da tradizioni di libertà e di autonomia che formano varie stratificazioni11.

  3. E' vero, come scrive Jakob Dubs, che "Uno svolgimento sistematico più completo della vita costituzionale non si ebbe che dopo il 1848; sotto questo riguardo quell'anno è l'inizio d'una nuova epoca nella nostra Confederazione"12, tuttavia il cinquantennio che precede la nascita della moderna costituzione svizzera fu uno straordinario banco di lavoro dal quale emersero categorie e principi destinati a confluire, in una sintesi efficace, nel documento del 1848. La parificazione dello status giuridico cantonale, la sovranità popolare e l'idea rappresentativa, il modulo di governo direttoriale affermati con la costituzione della Repubblica elvetica del 12 aprile 1798; il definitivo riconoscimento del Sonderfall con l'Atto di Mediazione napoleonico del 180313; il debole compromesso raggiunto nel Patto del 1815; l'importante tentativo di revisione costituzionale tra il 1832 e il 1833: queste, a voler semplificare, sono le tessere principali del mosaico costituzionale elvetico nella prima metà dell'Ottocento14.

    In pochi decenni, la costituzione muta di forma e di contenuti, conservando alcuni elementi condivisi e destinati a durare, ma oscillando pericolosamente tra gli estremi della costituzione repubblicana une et indivisible (1798) e il confederalismo ancien régime del 1815.

  4. Unitari e federalisti si affrontano senza mai trovare una soluzione capace di conciliare efficacemente la volontà di rafforzare il centro federale con la salvaguardia delle infinite peculiarità cantonali. Se le costituzioni di età francese nascono col sigillo della "dipendenza", anche il Patto del 1815 ha origine sotto il segno del "controllo" straniero. La Svizzera, nei decenni successivi, crederà sempre più ad una costituzione integralmente "nazionale". Non v'è dubbio, la "nuova" Svizzera può trarre origine soltanto dal codice genetico federale: resta da vedere quale possa essere, concretamente, la formula più efficace. C'è poi un'altra "certezza": il Cantone è il motore profondo della storia svizzera; lo "svolgimento sistematico" a cui accenna Dubs ha nell'esperienza cantonale il punto imprescindibile di riferimento. Page 4

  5. La strada, tuttavia, non è agevole. La descrizione che, nel 1836, Tocqueville fa della costituzione materiale, vigente il Patto del 1815, è impietosa: "[...] il y a des cantons; il n'y a pas de Suisse"15. Basterebbe leggere il Rapporto della Commissione di riforma che Pellegrino Rossi aveva presentato alla Dieta nel dicembre del 1832 per trovarvi un elenco completo dei difetti della costituzione svizzera16. Tocqueville, nei suoi carnets di viaggio, sottolinea i punti critici: osserva le istituzioni confederali inforcando gli occhiali della democrazia americana e delle libertà inglesi, occhiali che, a dire il vero, non sempre si addicono alla specificità elvetica17. Il bilancio è presto fatto: un Patto dai termini troppo vaghi e dai tratti "medievali", che ignora il principio di separazione dei poteri; un governo federale estremamente debole18 diviso tra una Dieta che, rappresentando solo i Cantoni, non assume autonome deliberazioni essendo vincolata ai mandati imperativi dei singoli deputati e un governo, il Vorort, che altro non è se non il Cantone (Zurigo, Berna, Lucerna) che, a cadenza biennale, "dirige" la politica svizzera, ingenerando grave confusione tra gli interessi confederali e gli obiettivi del Cantone-direttore; un potere giudiziario federale, infine, inesistente.

  6. Tocqueville dice ciò che gli Svizzeri più avvertiti sanno già: o si raggiunge un compromesso per migliorare la costituzione (ma il fallimento del 1833 è un segnale minaccioso) o la debolezza delle istituzioni non impedirà certo il sorgere di violenze e del pericolo della dissoluzione. La "Rigenerazione" attorno al 1830 è il movimento culturale e politico che, pur nella diversità delle singole esperienze, pone con forza, tra liberalismo moderato e proposte più radicali, la Page 5 questione della riforma della società. Non è un caso che l'ordine imposto nel 1815 subisca le prime lacerazioni non appena, fra il 1829 e il 1830, il movimento per la revisione costituzionale investe i primi Cantoni. Il liberalismo si irradia in Svizzera, con radici autoctone e declinazioni europee, richiamando i grandi temi del costituzionalismo: la separazione dei poteri, il regime rappresentativo, i diritti fondamentali di libertà. Il fallimento del c.d. Patto Rossi sembra sbarrare la strada ad un riformismo moderato, graduale. Come scrive Tocqueville, anche in Svizzera va in scena la lotta tra "les deux...

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