Il diritto del lavoro ed il costo del ‘no’ alla costituzione europea

AutorBruno Veneziani
Cargo del AutorOrdinario di Diritto del lavoro Università di Bari
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I

Sono transcorsi ormai tre anni dalla battuta di arresto subita dal processo di costituzionalizzazione europea a sèguito dei due referendum del maggio#x2013;giugno 2005 che hanno registrato il dissenso della opinione pubblica francese ed olandese nei confronti del #x201c;trattato che istituisce la Costituzione europea#x201d; firmato a Roma nell#x2019;ottobre 2004. Ma il dibattito politico a livello europeo ha ripreso velocemente a manifestare segni di interesse per futuro del progetto con toni e accenti che rivelano una attenzione calibrata ma decisa.

Nel gennaio#x2013;giugno 2006 due risoluzioni del Parlamento europeo disegnano la strategia della emergenza, ed in entrambe le occasioni l#x2019;autorità comunitaria si pronuncia con fermezza escludendo il ricorso a soluzioni compromissorie #x2018;al ribasso#x2019; che consegnino il progetto stesso, ad esempio, a cooperazioni rafforzate o peggio ne attuino #x201c;selettivamente#x201d; alcune parti soltanto. esso deve restare integro in tutte le sue componenti e non diventare vittima delle mediazioni intergovernative spesso succubi delle vischiosità istituzionali che snaturano la portata degli eventi e delle norme giuridiche.

La partita si può giocare sul fronte delle procedure e soddisfare una richiesta di partecipazione e di chiarezza più che ricorrere a soluzioni per #x201c;aggirare ilPage 72processo costituzionale#x201d;1. A Bruxelles si vuole cogliere la ratio della protesta affiorata con i referendum, nella misura in cui essi hanno costituito la cassa di risonanza di animal spirits nazionali che invocano più partecipazione e più dialogo tra i vertici comunitari ed il popolo europeo.

L#x2019;invito che muove dal Parlamento europeo è perentorio nella indicazione del metodo: si avvii un periodo di riflessione e di analisi esteso fino a metà del 2007. Ma è anche una tattica possibilista nella misura in cui si chiede non solo di sviluppare un confronto specifico con i rappresentanti politici dei partiti di quei paesi che hanno bocciato il progetto costituzionale ma anche di ascoltare i singoli stati membri sul modo e sui mezzi con i quali essi #x201c;propongono di creare una Unione aperta ed un dibattito pubblico sulle questioni chiave sul futuro della Europa#x201d;2

II

Vi si scorge nei toni e nelle intenzioni del potere legislativo europeo la con vinzione espressa dal presidente Barroso nella fase post-referendum3 e cioè che il periodo di riflessione deve avvenire solo sul #x201c;testo attuale#x201d; nella ferma convinzione che i due no pronunciati dai francesi e dagli olandesi sono stati #x201c; più una espressione di dissenso sullo stato della Unione che una obiezione specifica sulle riforme istituzionali#x201d;4 e che paure, ansie e timori attengono a problemi generali e specifici di contesto piuttosto che #x201c;al testo stesso #x201c;.

Dunque la riflessione dovrà #x201c;esplorare se ed a quali condizioni possa riavviarsi il processo di ratifica nei luoghi ove esso si è arrestato#x201d;5. La condizione é che il dialogo si allarghi alla cerchia degli interlocutori in un #x201c;dibattito pubblico strutturato#x201d;6, segno che il deficit di comunicazione non ha investito i soli vertici comunitari ma ha colpito alla base il club degli stati nazionali. Ed è a questo livello che va sviluppato l#x2019;impegno #x201c;comunicativo#x201d;, d#x2019;altro canto AmartyaPage 473Sen ha parlato della comunicazione e del dialogo come forme primordiali della democrazia7.

E#x2019; indubbiamente vero che l#x2019;esito referendario sarebbe stato diverso se la gestione della opinione pubblica da parte dei partiti fosse stata più accorta agli umori di una base difficilmente mobilizzabile in tempi di congiuntura economica sui temi alti della governance giuridica della Europa. La verità è che proprio quest#x2019;ultimo tema ha segnato in modo marcato il divorzio tra leadearhip delle forze politiche di sinistra e la loro base elettorale. Il caso francese ma ancor più quello olandese sono apparsi come altrettanti sismografi dei nodi irrisolti dei contesti sociali interni alle realtà nazionali ( immigrazione, disoccupazione) e come quegli stessi nodi abbiano fatto aggio negativo sui temi #x2018;alti#x2019; della politica comunitaria8.

Il progetto politico europeo è naufragato nella marea degli umori incontrol-lati della sinistra radicale e della destra revanscista e xenofoba che hanno travolto #x2018;in blocco#x2019; il libro costituzionale. Ed è stato proprio uno dei più contestati leader europei, Tony Blair a sottolineare #x201c;la maggioranza dei no che non è dipesa da disaccordo su questo o quell#x2019;articolo#x201d;9.

Ed allora che fare? Quanto costa in termini politico culturali questa vicenda?

III

Il Parlamento europeo per ora risponde rilanciando non solo il dialogo ma ammonendo le istituzioni comunitarie che il testo costituzionale è un punto di non ritorno della sua strategia : #x201d;l#x2019;ordine costituzionale è essenziale per rendere la Carta dei diritti sociali fondamentali giuridicamente vincolante al fine di costruire una democrazia europea e rendere la unione più #x2018;sociale#x2019; e più capace di agire#x201d;10.

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Non solo, ma è la stessa #x2018;forma#x2019; costituzionale che garantirebbe al governo dell#x2019;unione un #x201c;quadro appropriato per fronteggiare le sfide #x201c; che costantemente le vengono indirizzate11.

Il costo della non-Europa sarebbe dunque elevato nella misura in cui il contenuto più qualificante del testo #x2013; la Carta di Nizza che ne rappresenta tutta la parte II- tornerebbe allo status di mera dichiarazione di principi, di soft law e la robustezza dell#x2019;intero impianto ne verrebbe talmente pregiudicata da non reggere le sfide incombenti. Si tratta dunque di un costo alto specie se riferito ai cosiddetti nervi scoperti del sistema comunitario oggi attraversato dalla cultura neo-conservatrice: mercato del lavoro, relazioni industriali comunitarie, soggetti sindacali ancora in via di consolidamento e rispettive strategie, disoccupazione, nervature regolative sovranazionali ancora in fase di sviluppo quali il dialogo sociale e la contrattazione collettiva comunitaria. Sono le istituzioni in cui potrebbe iniettare nuova linfa giuridico-culturale un testo,se si vuole, complesso e articolato12 ma che non smentisce il proprio DNA ideologico di contrappeso sociale oggi ancora inesistente nella trama dei trattati europei.

Ha ragione allora chi invita tutti gli organismi politici,culturali e sociali esistenti ad avvicinare il progetto europeo ai cittadini tanto da farlo percepire come irrinunciabile patrimonio comune del demos europeo e della sua identità culturale. Perché in esso sono comprese tutte le scommesse del presente :crescita economica e sviluppo sostenibile, migliore e nuova occupazione,modello sociale europeo13.

Iv

e#x2019; qui il primo costo del no al progetto costituzionale europeo.

e#x2019; la mancata o inadeguata risposta a queste sfide a rendere elevato il costo del deficit legislativo, posto che è stata la loro persistente ed incalzante intensità ad attivare un processo di innovazione culturale e politica che trova espressionePage 475nella dichiarazione di Laeken del dicembre 2001 ove si parla di una #x2018;sfida democratica#x2019; che procede da un #x201c;mondo globalizzato#x201d;14.

I fenomeni socio-economici sono incalzanti e non lasciano tregua: la complessità sociale nasce dall#x2019;intersecarsi di pulsioni del pensiero neoconservatore, dal diffondersi di un capitale invasivo, dalle interdipendenze economiche e le pressioni del sistema finanziario,dalla insidie sottese agli aspetti della mondializzazione e modernizzazione dei mercati. La loro incidenza si avverte proprio sui fronti più esposti a queste intemperie come il sistema delle imprese ed il mercato del lavoro, le due interfacce che accompagnano da sempre la evoluzione del sistema giuridico del lavoro. Evocarli significa porsi il problema della inclusione sociale,della tenuta dell#x2019;occupazione e della sua qualità, degli equilibri del mercato del lavoro nel suo complesso15.

E significa in altre parole offrire a chi lavora e produce garanzie solide ed efficaci contro il dumping sociale, le disuguaglianze e le tendenze deregolative che inevitabilmente ne derivano.

Le risposte si presentano anzitutto sul piano di appropriate reazioni istituzionali e normative, rafforzando le strutture istituzionali esistenti ( il dialogo sociale, la contrattazione collettiva europea) ed iniettando nuova linfa e nuove regole là dove esse non esistano. Specie ove si pensi che il processo di allargamento della Europa avrebbe un effetto moltiplicatore delle difficoltà e delle aporie sottese a ciascun profilo della modernizzazione e della internazionalizzazione dei mercati.

La risposta non può non essere di altro profilo e forte impatto regolativo: quanto più elevata ed estesa nello spazio è la sfida tanto più intensa e generale deve essere la reazione delle garanzie. La scelta comunitaria è stata proprio di questa natura:dal 1989 ad oggi la cadenza del processo di produzione di regole da parte del Governo europeo è stata accelerata nei tempi ed intensa nella qualità della produzione del diritto. L#x2019;atto unico europeo del 1987, la Carta dei diritti sociali fondamentali di Strasburgo del 1989,l#x2019;Accordo sulla politica sociale di Maastricht del 1991,la Carta dei diritti fondamentali di Nizza del 2000 sono stati in qualche modo i prodromi della riforma costituzionale del 2004. Questa sequenza regolativa sembra costituire un processo di formazione del diritto in generale e di quello del lavoro in particolare parallelo all#x2019;incalzare delle mutazioni dell#x2019;economia europea e della sua lex mercatoria. Quella sequenza ha unaPage 476sua logica interna espressa timidamente e con il pudore terminologico di un sistema ordinante, come quello...

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